venerdì 4 maggio 2018

ORO





«Oggi in tasca ho il potere chiaro».

«Io in tasca non ho mai niente».

Da anni parlare con Daniele è diventato un gioco di equilibrismo, sempre in bilico tra follia e realtà. Con lui sono cresciuta, è il mio vicino di casa.

Da bambini trascorrevamo le giornate in garage, lui a montare e smontare i giocattoli, io a passargli gli attrezzi. Pensavo sarebbe diventato un meccanico aerospaziale. Il suo giocattolo preferito era uno zeppelin di latta a cui si staccava continuamente una ruota. Quel giocattolo piaceva tanto anche a me, dai finestrini si vedevano gli uomini dell’equipaggio e io sognavo di farne parte. Poi Daniele si trasferì in un’altra città e ci perdemmo di vista.

Anni dopo seppi che era stato male, che stava ancora male, non usciva più, aveva abbandonato gli studi, era seguito dal Centro di Igiene Mentale.

Non so esattamente cosa accada a certe vite, non c’è una ragione quando la testa smette di funzionare. Certo, le cause si trovano nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, negli insegnanti severi, nei traslochi, in una madre apprensiva, in un padre che se ne è andato. Forse nell’uso di sostanze stupefacenti. Di stupefacente per conto mio, c’è solo il fatto che Daniele prima c’era, ora non più.

Lui e la madre sono tornati a vivere nella vecchia casa qui accanto, ma non è rimasto niente del ragazzino timido e goffo che conoscevo da bambina; un omone di un quintale e mezzo, alto due metri e un po’ curvo, se lo è ingoiato. Nemmeno lo sguardo è più il suo.

Suonano alla porta.

«Ciao Daniele».

«Devo farti vedere una cosa, vieni!»

Lo seguo titubante, non so mai come comportarmi con lui. Non dice una parola, visto da dietro è veramente grosso, enorme. Ha una camminata scoordinata ma veloce, fatico a stargli dietro. Arriviamo davanti a casa, entriamo dal garage, accende la luce:

spettacolo!

Una bicicletta, anzi un tandem dipinto d’oro, collegato a una struttura fatta di tubi e eliche e serbatoi di varie dimensioni, regge un dirigibile dorato, grande, grandissimo, lungo come tutto il tandem. Guardo Daniele incredula.

«Buon anniversario Fantini», dice.

«Anniversario?»

«Non te lo ricordi? Oggi è il nostro fidanzamento d’oro. Sono cinquant’anni che siamo fidanzati io e te».

Mi torna tutto in mente, il primo giorno di primavera del ’68. Eravamo piccoli, ero andata a giocare da lui e poi mi ero fermata a cena.

«Cosa vuoi fare da grande?» mi chiese sua madre, mentre friggeva i totani.

«La scrittrice e tu?» domandai rivolgendomi a Daniele.

«Sposarti!»

Ci fidanzammo quella sera stessa con anelli di calamari fritti e Barbie e Ken a farci da testimoni.

«Sì, ora me lo ricordo» dico con le lacrime agli occhi.

«Non piangere e spingi piuttosto. Portiamolo fuori».

«Ma non passerà dal portone».

«Sì che passerà, ho preso le misure, dobbiamo solo sgonfiare le ruote».

Sgonfiamo, spingiamo e passa, a stento, ma passa. Quel coso alla luce del sole è ancora più bello, sprigiona bagliori e riflessi: un grande sigaro d’oro sospeso tra il cielo e la terra.

Daniele armeggia intorno, rigonfia le gomme, sistema le eliche, controlla i serbatoi, monta in sella, mentre io rimango incantata a guardare.

«Dai Fantini, vieni su e pedala!».

«Questo affare vola?», chiedo preoccupata.

«Ma sei fuori di testa? Non lo vedi che è una bicicletta?» risponde lui, con gli occhi sbarrati.

Allora salgo anch’io, alzo il viso e sotto alla pancia del dirigibile, con una calligrafia che riconosco c’è scritto:



buon anniversario scrittrice!

giovedì 19 maggio 2016

le cose lasciate a metà

oggi parlavo con marlene dietrich ...
intanto le ho dovuto dire: 'mettititi un paio di occhiali da sole perchè con quegli occhi lì non riesco neanche a guardarti' e non li aveva e ho dovuto darle i miei che son tondi alla janis joplin e non ci sta neanche tanto bene perchè non ha viso da occhiale tondo lei ma chiessenefrega almeno c'è stato dialogo.
ci siam messe a fare l'elenco delle cose lasciate a metà tipo ....certi maglioni di lana ai ferri, puzzle con paesaggi di montagna, libri non degni di nota, dynasty o dallas ora non ricordo, piatti mal riusciti, caramelle al gusto di merda, qualche pezzo jazz, .........................., ..............................., ......................
e TU.


TU che non mi passi mai.
dovevo finirti allora.
....



lunedì 21 ottobre 2013

the book



il libro invecchia con il lettore e internet invece non può un cazzo.

dedicato ad un amico che non amava il fuoco. ciao gibi o bici o.

mercoledì 9 ottobre 2013

velluto blu al tatto


velluto blu al tatto,
ma se lo guardi bene è quasi viola.
non si sente il viola sulle dita,
il viola lo senti solo sulla pelle, lì dove il braccio si fa muscolo.
lì dove la mano ha stretto con forza.
‘sei mia urlavi’ e io ridevo
dell’amore, non di te.

buio.

odore forte di foglie bagnate e sangue.
sangue giù nella gola.
sangue dal naso.
male.
ancora  buio.
carezze.
la tua la bocca furiosa, lacrime, bestemmie, dio.

mi sono bagnata.
del  tuo sudore mentre scavavi.
macchie dove il pelo è più duro.
dove il blu è più blu.

guardo in alto e vedo attraverso.
attraverso la terra, le pietre, attraverso le foglie, il bosco, i rami, l’azzurro quando c’è l’azzurro.
sto qui e passo la mia unghia sul velluto,
su di te,
dove il pelo è più duro
dove il blu è più blu.
passo la mia unghia sul velluto fino a che la mia unghia sarà ancora unghia. fino a che tutto sarà niente.
e ti perdono.
ti perdono mille volte e ti vengo a cercare
stronzo!

ecco fRa_gAv , fatto! va bene così? J

domenica 6 ottobre 2013

fortuna

e poi leggi un libro che ti lavora dentro.
non bello, non capolavoro,
solo               indimenticabile.
un libro virus, un libro malattia che ti corrode come acido.
e ti capita di leggerlo in un giorno in cui il corpo decide di ribellarsi,
di stare male e di fare schifo.
e quel libro diventa parte di quell'insonnia e di quel dolore.
fisico finalmente.
e ogni crampo è un taglio, ogni crampo una pagina.

credo che per farsi un tatuggio ci voglia coraggio.
non sto parlando di tatuaggi fatti per moda.
(per me la moda non è mai esistita).
parlo di tatuaggi che ti segnano la vita
di quelli che hanno un senso e che attendi una vita prina di farteli
perché sai che per un'altra vita li avrai addosso
e faranno parte di te
e parleranno di te
e tu parlerai di loro
e ti ricorderai perché

ecco ci sono libri che sono tatuaggi.
che ti scrivono dentro,
che non si vedono ma tu li sai.
potranno bruciare mondi,
vite, persone e ricordi,
potrà finire ogni cosa
ma quelle parole rimarranno:

inchiostri indelebili sul corpo.

ecco, io ho letto un libro così. fortuna no?

giovedì 12 settembre 2013

la pietra è ancora fredda.


dicono che il tempo guarisce le ferite.
non le guarisce.
passa solo sopra una bella mano di vernice.

ciao TU.